Presentazione “Memoria del buio”

Riceviamo e pubblichiamo: 


MEMORIA DEL BUIO
lettere e diari delle donne argentine imprigionate durante la dittatura.
una testimonianza di resistenza collettiva

      Presentazione del libro con la partecipazione di 

      Gianni Minà, direttore della collana Continente desaparecido; 

      Italo Moretti, giornalista, corrispondente della Rai in Argentina nel periodo della dittatura; 

      Adela Gutierrez, Gladys Baratce, Estela Robledo, ex prigioniere politiche nel carcere di Villa Devoto 

Mercoledì 3 dicembre 2008  ore 18.00 

Casa Internazionale della Donne 
Sala Carla Lonzi (Primo piano) 

 LE AUTRICI 
 
Sono 112 prigioniere politiche che, giovanissime, hanno vissuto insieme anni di carcere. 

Vent’anni dopo hanno raccolto le testimonianze di quel periodo per far conoscere la loro esperienza ai giovani, ricordare le compagne scomparse, dare testimonianza del loro impegno civile. 
 

Risvolto di copertina

Memoria del buio è un documento unico: il racconto corale – costruito attraverso lettere, pagine di diario, testimonianze, poesie – di 112 donne argentine che hanno vissuto insieme, fra il 1974 e il 1983, l’esperienza drammatica della prigionia nelle carceri della dittatura.
La lunga notte dell’Argentina comincia  nel luglio del 1974, dopo la morte del presidente Juan Domingo Péron, con il graduale prevalere dei militari nelle stanze del potere. La Triple A, Alleanza Anticomunista Argentina, perseguita e uccide esponenti politici e sindacali, giornalisti, intellettuali; la repressione di qualsiasi forma di opposizione diventa sistematica, in un crescendo di ferocia che culmina nel golpe del 24 marzo 1976.
I centri clandestini di detenzione  sparsi in tutto il paese si affollano di prigionieri politici, di presunti terroristi. Trentamila di essi, in pochi anni, saranno dichiarati desaparecidos. Ma quel sistema di sterminio occulto ha bisogno, come spiega  Italo Moretti nella prefazione, di una "facciata presentabile" da esibire di fronte alle organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani o alle delegazioni straniere presenti ai mondiali di calcio del 1978.
E’ questo il ruolo che tocca a Villa Devoto: celle pulite, dipinte di azzurro, dove alcune di queste donne, sequestrate improvvisamente e senza ragione, picchiate, private di ogni contatto con i familiari, giungono quasi con sollievo. Finché non  scoprono la realtà dietro il "carcere vetrina". Le detenute, per la maggior parte molto giovani, sono  studentesse universitarie, operaie, casalinghe, artiste, maestre e sindacaliste.
Differenti per coscienza politica, sentimenti religiosi, cultura,  si stringono le une alle altre e imparano, insieme, ad affrontare le torture fisiche e psicologiche, le grandi e piccole crudentà alle quali sono sottoposte quotidianamente: il freddo, le botte, la violenza sessuale, la picana, le finte esecuzioni, la sottrazione dei propri bambini, l’isolamento, la proibizione di leggere o cucire. Sopravvivono alla malattia, all’angoscia per la sparizione delle compagne, alla paura per la sorte dei loro cari.
Condividono i momenti di disperazione e i rari squarci di serenità. Trovano il coraggio per le denunce. Quel legame,  rimasto saldo anche dopo il ritorno della democrazia e la loro liberazione, ha reso possibile  un doloroso e faticoso lavoro di  recupero della memoria e ricostruzione dei fatti, durato più di quindici anni, di cui questo libro è il risultato. La risposta ai colpevoli silenzi, relativi a quei  crimini, che hanno prevalso a lungo nella società e nella chiesa argentine e nell’informazione internazionale,. Un documento spietato di denuncia che è al tempo stesso celebrazione, poetica e priva di retorica, della straordinaria forza della solidarietà femminile.

 

This entry was posted in Iniziative. Bookmark the permalink.